Vene Varicose: adesso c’è la scleromousse
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E’ noto che le varici, fin dalle loro più sottili espressioni, i cosiddetti capillari, sono conseguenti a «cattiva stoffa venosa», cioè hanno pareti deboli, sottili, fragili. Un minimo urto, contro spigoli inopportuni, può determinare dei lividi più o meni estesi che passano per lunghe giornate attraverso il verde e il giallo prima di svanire nel nulla. Le vene decorrono, quasi sempre in prossimità delle arterie, ma i due sistemi sono completamente separati, così come sono completamente diverse le malattie che interessano il distretto arterioso, da quelle che interessano il distretto venoso.
Valutando separatamente i due sessi, prevale nettamente un’incidenza maggiore nel sesso femminile. Per spiegare questo dato, basti solo ricordare lo stretto rapporto che esiste tra la gravidanza e la comparsa delle ectasie venose.«La vena varicosa diventa tale, dal momento che aumenta il suo diametro – spiega il dottor Gianluigi Rosi, Angiologo e Flebologo di Perugia – fisiologicamente è di 2-3 millimetri, ed arriva a 8-10 millimetri, quindi diventa incontinente.
Vale a dire che le valvoline presenti al suo interno, non svolgono più l’azione di contenere il sangue. Le vene varicose si presentano maggiormente nelle gambe e possono estendersi anche a livello della coscia».
«Si va dalla familiarità, al lavoro sedentario ma anche l’attività lavorativa svolta in piedi, in ambienti caldi che favorisce la dilatazione e quindi lo sfiancamento della parete venosa, che perdendo il suo tono si dilata».Come si fa la diagnosi?«Quando le vene varicose sono molto dilatate, la diagnosi è clinica e viene completata con un esame non invasivo: Eco-Color-Doppler, che non solo fa evidenziare la parete venosa, il sangue che scorre all’interno, ma anche l’origine del flusso venoso.
Questa indagine consente con precisione di evidenziare i punti dove la vena è malata nella sua fase iniziale, il vaso venoso, da fisiologico, inizia ad essere patologico, dove si inizia a visualizzare l’incontinenza della vena. E’ ovvio che prima si fa la diagnosi, meglio e più tempestiva sarà la fase di cura da attuare».
«In prima fase si consiglia di utilizzare delle calze a compressione graduata: gambaletto, autoreggenti e collant, che svolgono quella azione di prevenzione e cura mantenendo compressa la vena alla gamba e alla coscia in maniera, che tutti coloro che sono esposti ad una prolungata stazione eretta, anche in un ambiente caldo, ne gioveranno in maniera significativa, sia durante l’attività lavorativa stessa, che dopo.
Nei casi più gravi, dove le vene varicose sono molto dilatate, dolenti, dove provocano pigmentazione ed eczema della cute, con aggravamenti sino alla formazione di ulcere e di trombosi venose superficiali, si deve individuare la corretta strategia terapeutica.
Dal classico intervento chirurgico, sempre valido in certi casi, si abbinano oggi, delle soluzioni meno invasive, che hanno come obiettivo quello di chiudere o di restringere la vena, attraverso dei sistemi che sfruttano la sclerosi».
«Con schiume speciali, oppure attraverso l’utilizzo di fonti di calore. La scleromousse eco-guidata è una tecnica che da circa 8 anni viene attuata da specialisti del settore, e consente una chiusura del vaso completa o un suo restringimento, tanto da far recuperare la funzionalità delle valvole all’ interno della vena.
Il trattamento è ambulatoriale e senza nessuna anestesia. Il paziente potrà tornare immediatamente a casa indossando una calza elastica. Questo metodo potrà essere (se necessario), ripetuto dopo 10-15 giorni in relazione all’estensione delle vene varicose. In totale si risolve tutto in 4-5 sedute.
Questa tecnica è di particolare interesse nei soggetti anziani, che in molti casi, sono affetti da sindromi molto gravi, e non possono sottoporsi ad interventi chirurgici».
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